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Eiaculazione ritardata: il tempo che non scorre

L’eiaculazione ritardata è una condizione, rara, in cui “in tutti o quasi tutti i rapporti sessuali, senza che il ritardo sia intenzionale, si verifica un marcato ritardo dell’eiaculazione[1]. In alcuni casi si verifica anche la totale assenza di eiaculazione, definita aneiaculazione.

Il soggetto, dunque, reagisce agli stimoli erotici mantenendo integro il desiderio, e la successiva fase di eccitazione, ma riuscirà ad eiaculare dopo un tempo molto lungo (o mai), nonostante l’impellente desiderio di avere un orgasmo.

L’eiaculazione ritardata può presentarsi in occasione delle prime esperienze sessuali, e costituire una condizione permanente, o può svilupparsi dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale.

Le determinanti mediche che causano tale disfunzione sessuale sono da individuare in patologie neurologiche degenerative (es. sclerosi multipla), malattie endocrine (es. diabete mellito), patologie prostatiche, danni conseguenti a interventi chirurgici, “effetti collaterali di farmaci antipertensivi, antipsicotici e antidepressivi[2].

Tra le cause psicologiche troviamo generalmente un’eccessiva tendenza al controllo, un cattivo rapporto con il proprio corpo, eventi traumatici collegati al sesso, timore del concepimento.

Il ritardo eccessivo del riflesso eiaculatorio può generare conseguenze spiacevoli, tra cui:

  • elevati livelli di stress;
  • conflitti di coppia;
  • scarsa soddisfazione sessuale;
  • alti livelli di ansia prima dei rapporti sessuali.

Chiedere aiuto a professionisti esperti è fondamentale per valutare la storia del sintomo, le eventuali cause e per individuare il trattamento più adeguato.


[1] American Psychiatric Association(2014). DSM-5. Raffaello Cortina Editore. Milano

[2] Jannini, Lenzi, Maggi (2013). Sessuologia medica. LSWR. Milano

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Dispareunia: il dolore che attenua il piacere.

Il termine dispareunia definisce un disturbo sessuale caratterizzato da “persistente o ricorrente dolore genitale durante i tentativi di penetrazione o durante la penetrazione completa vaginale nel rapporto sessuale”.[1]

E’ una condizione che può riguardare sia uomini che donne ma che interessa in maggior misura il sesso femminile.

Si può distinguere in base:

alla zona in cui si avverte dolore:

  • superficiale, quando la sensazione dolorosa si verifica all’inizio del rapporto, in corrispondenza dell’orifizio vaginale
  • profonda, quando il dolore è percepito nella vagina posteriore, in seguito a penetrazione completa;
  • mista, che comprende entrambe le precedenti

al tempo d’insorgenza:

  • primaria, se il dolore è presente fin dall’inizio dell’attività sessuale
  • secondaria, se la condizione dolorosa si presenta dopo un periodo di attività sessuale in assenza di dolore

alle caratteristiche:  

  • generalizzata, non dipendente da partner o circostanze
  • situazionale, solo in determinati contesti e/o con alcuni, o anche con un solo, partner.

Le cause sono numerose e di diversa natura. Eccone alcune:

  • biologiche: infettive, ormonali, muscolari, vascolari, chirurgiche, fibromi, endometriosi, malattia infiammatoria pelvica
  • psicosessuali: fobia del dolore, ansia, traumi legati ad abusi sessuali
  • relazionali (che peggiorano la condizione dolorosa): scarsa abilità sessuale del partner, dissidi coniugali, dimensioni anatomiche genitali poco compatibili.

Al primo cenno di dolore è opportuno rivolgersi ai professionisti del settore, (ginecologo, urologo, sessuologo, psicologo, psicoterapeuta) al fine di individuarne l’origine e procedere con le cure più appropriate.


[1] Jannini, Lenzi, Maggi (2013). Sessuologia medica. LSWR S.r.l. Milano.